No, non è una previsione. E’ una linea di tendenza. E come tale andrà presa. Cercheremo di trattare l’argomento in modo semplice, chiaro, diretto. Niente giri di parole o tecnicismi. Andremo subito al sodo. Ma prima di giungere al risultato dobbiamo darvi qualche informazione. Partiamo dal Vortice Polare, ovvero da quell’enorme struttura ciclonica che staziona sulla verticale del Polo nell’arco del semestre freddo e che è capace di condizionare – nel bene e nel male – l’intera circolazione emisferica. Si forma, semplificando al massimo, a seguito del minore irraggiamento solare e del graduale raffreddamento che da fin agosto avvolge le latitudini polari.
Ne avrete certamente sentito parlare in questi giorni per via del forte raffreddamento a carico del Vortice. E ne avrete sentito parlare – anche da noi – perché più fredda è la struttura più è alta la probabilità che massicce invasioni anticicloniche coinvolgano le medie latitudini. Addirittura vi sono degli studi scientifici che indicano come statisticamente probabile l’inibizione degli scambi meridiani – e quindi delle invasioni fredde verso sud – per un periodo sino a 60 giorni!
Inverno compromesso quindi? Beh, diciamo che gli elementi a corredo sono tanti, troppi, e le semplificazioni – di qualsiasi genere – sarebbero errate. Può accadere, ad esempio, che il raffreddamento del Vortice avvenga alle alte quote atmosferiche e non si ripercuota ai piani bassi. Sarà forse per questo che alcuni indici descrittivi dello stato del Vortice (NAO e AO) mostrano un calo sostanziale a ridosso del Natale. E sarà forse per questo motivo che altre dinamiche a carico del Pacifico sembrerebbero orientarsi in direzione di possenti scambi meridiani. Elementi che deporrebbero a favore di una possente irruzione artica tra Natale e Capodanno, che poi ci colpisca o ci coinvolga direttamente è tutto un altro discorso.