La Sardegna, lo sappiamo e lo abbiamo documentato attraverso l’approfondita cronistoria di eventi alluvionali occorsi dal 1795 ad oggi, è un’isola che per la sua posizione geografica al centro del Mediterraneo, quindi esposta a masse d’aria dalle forti differenze termo igrometriche, e caratteristiche geomorfologiche risulta particolarmente esposta a questo tipo di eventi calamitosi. La cronistoria ci serve appunto per capire che non si tratta di eventi sconosciuti, ma di fenomeni che appaiono ricorrenti e scanditi da tempi di ritorno decennali ma che, negli ultimi anni, appaiono sempre più ravvicinati ed intensi. Il serbatoio energetico per lo sviluppo di queste autentiche meteorologiche viene dal mare e più precisamente dalle elevate temperature superficiali che si mettono a disposizione alla fine della stagione estiva. Non a caso i mesi statisticamente più “pericolosi” risultano ottobre e novembre, tuttavia può capitare che eccezionali eventi piovosi possano manifestarsi anche nella prima parte di dicembre che, specialmente sulla nostra isola, manifesta ancora caratteristiche autunnali. Tutti noi ricordiamo il tragico e localizzato evento alluvionale che colpì Villagrande Strisaili il pomeriggio del 6 dicembre 2004. Anche in quell’occasione, come per l’evento del cagliaritano 1999, la causa sinottica fu un’insidiosa area di bassa pressione sul Mediterraneo occidentale, completamente staccatasi dalla circolazione generale europea dove, di contro, regnava un’alta pressione di blocco. Quel pomeriggio il cielo su Villagrande si fece all’improvviso nero con riflessi verdi: un violento nubifragio di li a poco si abbattè sul piccolo paese ogliastrino scaricando in poche ore una quantità assurda di acqua e grandine. I dati parlano di 428 mm in circa 4 ore di pioggia ma è assolutamente plausibile (in base ai rilievi effettuati all’interno del bacino idrografico interessato dall’evento) che a monte caddero fino a 600 mm. Gli effetti al suolo furono devastanti: la montagna non riuscì ad assorbire l’enorme quantità di acqua pertanto venne messo in moto un diffuso ruscellamento superficiale con trasporto di materiale solido e frane che spazzarono il paese distruggendo qualsiasi cosa incontrata nel percorso. La particolarità di quel fenomeno fu indubbiamente l’incredibile circoscrizione, la frequenza dell’attività elettrica, la grandine copiosa presente nella precipitazione e, purtroppo, 2 vittime.
Riportiamo la drammatica testimonianza di Giuseppino Corda, farmacista del paese, reperita dai quotidiani dell’epoca: “Stavo rientrando a casa e pioveva a dirotto ha raccontato quando ho sentito un sibilo strano, come di un aereo in fase di decollo. Pochi attimi dopo ho visto l’onda scura che avanzava, incanalata dalla strada. Mi sono rifugiato in una casa in costruzione raggiungendo di corsa il primo piano. Poco dopo l’acqua ha invaso il pianterreno fino a un metro d’altezza per poi ritirarsi lasciando sul pavimento una spessa coltre di fango e grandine”