Autunno cercasi! Avremmo potuto intitolare l’editoriale in questo modo, invece abbiamo scelto di offrire qualche spunto di riflessione ai nostalgici delle stagioni “old style”. I più giovani non lo ricorderanno, ma alcuni decenni or sono la fine dell’estate era scandita dalla classica crisi temporalesca “post ferragosta”. In cielo era ancora possibile osservare gli stormi dipingere figure astratte, muoversi freneticamente, prepararsi alla migrazione. Erano segnali chiari, inequivocabili: l’autunno stava per raggiungerci.
Pian piano, a settembre, arrivavano le prime piogge. Pioveva un po’, poi smetteva. Pioveva un giorno, magari due, ma con criterio. Poi usciva il sole, ma magari soffiava il vento di Maestrale. Non faceva freddo, ma neppure caldo. Nubi a sprazzi solcavano il cielo e annunciavano un’altra perturbazione.
Già, le perturbazioni. Era il tempo delle perturbazioni atlantiche, della locomotiva perturbata che ci tirava su e ci portava alle soglie dell’inverno. Non che l’Anticiclone non ci fosse, intendiamoci. Statistiche alla mano, v’erano periodi durante i quali l’Alta delle Azzorre garantiva condizioni di stabilità atmosferica. Ma erano fasi piuttosto brevi, circa 2-3 giorni. Magari 1 settimana. Difficilmente si andava oltre.
A novembre arrivavano i primi freddi, le prime nevicate in montagna. Non era infrequente osservare anche i primi fiocchi in collina. Si arrivava così a dicembre, quel mese spartiacque tra l’autunno che era stato e l’inverno che veniva. Da come procedeva quel mese eravamo in grado di ipotizzare un andamento stagionale e si attendevano con ansia gennaio e febbraio per confutare – o meno – le nostre capacità previsionali. Ma come scritto all’inizio, erano altri tempi…