Negli ultimi anni sembrava che nulla potesse impedire al buco nell’ozono, presente sopra al continente antartico, di richiudersi. In passato aveva raggiunto dimensioni di circa 30 milioni di chilometri quadrati, qualcosa come 100 volte la superficie dell’Italia. Poi, piano piano, grazie soprattutto alla riduzione dei CFC (clorofluorocarburi – Il buco dell’ozono è stato causato anche dai clorofluorocarburi emessi dagli spray usati negli anni ’70 e dall’industria del raffreddamento. Questi prodotti sono stati messi al bando nella quasi totalità della Terra.), prima causa della sua origine, aveva iniziato a richiudersi: così, nel 2006, la sua estensione era scesa a 27 milioni di chilometri quadrati e l’anno scorso a 23,5 milioni di chilometri quadrati.
Ci si aspettava che quest’anno seguisse un trend simile ma le ultime analisi dicono che è ritornato ad allargarsi ed è arrivato a 26 milioni di chilometri quadrati. Che cosa sta succedendo?
Va detto, innanzi tutto, che è normale che ogni anno ci sia un ingrandimento del buco dell’ozono perché nella stratosfera, a una quota compresa tra i 10 e i 50 chilometri, si verifica durante l’inverno antartico un arricchimento dei CFC ancora in circolazione, e questo a causa di complesse condizioni climatiche che si vengono a creare in corrispondenza di quest’area geografica.
Durante la primavera antartica, tali sostanze si mettono in attività e causano una parziale distruzione dell’ozono. Questo spiega perché il momento di massima apertura dell’ozono avviene proprio in primavera (il nostro autunno avanzato).
Ma veniamo alla situazione di quest’anno e al fatto che il buco dell’ozono sia tornato ad avere dimensioni simili a quelle di nove anni fa, un dato che ha sorpreso i ricercatori del Centro Aerospaziale Tedesco che seguono la sua evoluzione con l’uso dei satelliti ambientali.
Per capire quanto avvenuto va ricordato che la circolazione che avviene nella stratosfera è dominata da quelle che sono chiamate onde planetarie, enormi “fiumi d’aria” che producono un’importante scambio di aria tra le regioni polari e quelle delle medie latitudini e viceversa.
Spiega Michael Bittner, responsabile del Data Center mondiale per il telerilevamento dell’atmosfera (Wdc-Rsat): «Nel mese di agosto 2015 si è osservato un insolito flusso di aria calda e ricca di ozono dalle latitudini più basse verso l’Antartide. Alla fine di agosto però, la situazione è mutata improvvisamente e l’aria più calda che scendeva al Polo Sud si è interrotta e sopra l’Antartide si è instaurato una situazione di calma atmosferica. E proprio questa situazione di stallo ha fatto sì che negli ultimi mesi entrassero in piena attività i fenomeni che degradano lo strato di ozono».
Così si è venuto a ricreare un buco nell’ozono stratosferico di forma quasi perfettamente circolare. Ora bisognerà capire se i cicli di onde planetarie si stiano modificando e quale influsso possa questo avere sull’atmosfera in generale e sul buco dell’ozono in particolare.