Sardegna in chiaro scuro sul fronte della prevenzione del rischio idrogeologico. E’ quanto emerge dai dati di Italiasicura, l’unità di missione istituita dal Consiglio dei ministri nel 2013 e a cui partecipa anche Legambiente. Nell’Isola sono stati previsti dai vari accordi di programma 165 interventi per un totale di 168 milioni di euro. Al momento ne sono attivi 47, conclusi 69 e 49 sono in fase di progettazione.
A livello provinciale 34 interventi riguardano l’Ogliastra (25 milioni), 31 il Cagliaritano (64 milioni), 24 il Nuorese (19,7 milioni), 22 il Sassarese (15,3 milioni), 18 Olbia-Tempio (22,5 milioni), 17 Carbonia-Iglesias (7,3 milioni), 12 l’Oristanese (11,7 milioni) e 7 il Medio Campidano (2,6 milioni). Tutti i lavori sono di tipo strutturale: dalla difesa spinale alla sistemazione idraulica fino alla manutenzione straordinaria.
“Fino ad oggi in tutta Italia i danni causati dall’emergenza idrogeologica ammontano a 7,9 miliardi di euro – ha sottolineato Giorgio Zampetti, della segreteria nazionale di Legambiente – In Sardegna, solo a Olbia, l’alluvione di due anni fa ha fatto danni per quasi 580 milioni“. Plauso dal presidente di Legambiente Sardegna, Vincenzo Tiana, per la decisione della Regione di stanziare – utilizzando il mutuo per le infrastrutture di 700 milioni – 190 milioni per l’assetto idrogeologico e la difesa del suolo, oltre ai 15 milioni di contributi straordinari per la la pulizia e manutenzione dei corsi d’acqua che riguardano 155 Comuni isolani. Ma “la strategia da adottare – ha precisato – deve essere a lunga scadenza perché 50 anni di errori in questo campo hanno creato solo danni”.
“Bisogna avere il coraggio di rivedere le scelte fatte, bisogna studiare a livello regionale una strategia per restituire il livello naturale alla rete idrogeologica. Delocalizzare e anche demolire le strutture a rischio idrogeologico, bisogna quindi investire nella prevenzione“. E’ l’appello del presidente di Legambiente Sardegna Vincenzo Tiana in occasione di un incontro con la stampa per fare il punto sulla vulnerabilità dell’Isola nelle emergenze alluvione. Presente anche Giorgio Zampetti, geologo e responsabile scientifico Legambiente.
Subito un invito pressante alla Regione e ai Comuni affinchè intervengano in modo sistematico e sinergico per mettere in sicurezza il territorio: giù gli edifici costruiti in zone a rischio con l’obbligatorietà di ricostruirli in aree idonee, rimozione delle tombinature, divieto di agibilità degli scantinati e opere di rinaturalizzazione dei corsi d’acqua. “Fino ad oggi si è intervenuti sugli argini – ha spiegato Tiana – ma ormai si è visto che non è questa la soluzione. Bisogna agire presto in tutte le zone a rischio, a cominciare da Olbia, ma anche in tutti gli altri centri colpiti nel corso degli anni dalle alluvioni. I Comuni e la Regione devono intervenire in maniera organica sull’asse idrogeologico dell’isola: hanno in mano tutti gli strumenti, dal Piano paesaggistico al Piano di assetto idrogeologico che deve essere armonizzato con i Puc. Le risorse nazionali e regionali ci sono ma devono essere utilizzate al meglio”, ha chiarito il presidente di Legambiente. (ANSA)