L’editoriale che vogliamo proporvi è di natura prettamente tecnica oltre che sperimentale perchè verranno richiamati ed esaminati alcuni indici climatici predittivi, detti “teleconnessioni” , che avranno da qui e per tutto il semestre freddo (autunno + inverno) importanti ripercussioni sull’evoluzione meteorologica nel comparto europeo. Per chi vuole superare “indenne” l’analisi degli indici rimandiamo alla parte finale dell’editoriale dove troverete le conclusioni mentre per chi ha un pò più di dimestichezza e voglia di rifocillare il bagaglio conoscitivo di nuovi termini meteo possiamo cominciare.
Inanzi tutto introduciamo il il concetto di “previsione stagionale”, una tendenza a lunghissimo termine che, nel corso degli ultimi anni col progredire delle performance modellistiche, sta facendo importanti passi da gigante per quanto riguarda l’attendibilità; ovviamente non si tratta di previsioni al dettaglio ma sono utili indicatori di una generale linea di tendenza. Tali previsioni hanno basi radicate su indici climatici denominati teleconnessioni, parametri che identificano specifiche correlazioni atmosferiche tra località molto distanti, che si ripetono sistematicamente entro range pluriannuali.
Il nostro viaggio teleconnettivo non può non iniziare citando El Nino, il riscaldamento anomalo delle acque del Pacifico equatoriale che sta raggiungendo valori da record (probabilmente si tratterà delle anomalie termiche superficiali marine più elevate mai registrate nell’area) e che si conserverà anche nei prossimi mesi autunnali ed invernali (abbiamo visto le possibili conseguenza sul Mediterraneo nell’autunno). Ebbene è statisticamente accertato che durante episodi di “el Nino” il vortice polare ha conosciuto frequenti disturbi e rallentamenti nel flusso zonale pronunciandosi in ondulazioni meridiane con conseguenti forti scambi di calore nord/sud. Tale affermazione trova conforto in un recente e dettagliato studio, “El Niño, La Niña, and stratospheric sudden warmings: A reevaluation in light of the observational record”, nel quale vengono presi in esame tutti gli eventi di SSW (Sudden Stratospheric warming, improvviso riscaldamento della stratosfera polare che si propaga nei giorni fino in troposfera indebolendo il vortice polare e determinando forti irruzioni di aria fredda verso basse latitudini) dal 1958 al 2010. Da questo prezioso documento si evince una corrispondenza tra eventi di “riscaldamento stratosferico” e episodi di “el Nino”.
Spostandoci dall’oceano Pacifico al vicino oceano Atlantico, andiamo ora ad analizzare le anomalie termiche superficiali in atto con la consapevolezza che tendono a persistere per mesi, stante la forte inerzia termica delle acque del mare. Partendo dalle coste groenlandesi e scorrendo verso sud, fino alle latitudini che dal Marocco congiungono la Florida incontriamo un tripolo negativo, caratterizzato da una fascia ad alte latitudini con anomalie positive, una fascia alle medie latitudini con anomalie negative ed una fascia a basse latitudini con anomalie nuovamente positive. Questa particolare disposizione termica determina solitamente la formazione al largo delle coste canadesi di aree di alta pressione in grado di modulare l’andamento del getto polare in uscita dagli states nord orientali, spesso meridiano, con conseguente “maggiore dinamicità” meteorologica per l’Europa centro occidentale.
Prendiamo ora in esame una triade di teleconnessioni che, per fornire una linea di tendenza, vanno analizzate congiuntamente. Stiamo parlando della fase Enso (El Nino, di cui sopra), della Qbo e del flusso solare. La Qbo è l’unica teleconnessione stratosferica e prende in esame la periodica inversione delle correnti equatoriali alle altitudini corrispondenti alla pressione di 30 hPa e 50 hPa. A queste quote le correnti possono spirare da ovest (Qbo +) o da est (Qbo -) e l’oscillazione ha tempi medi attorno ai 20/36 mesi. Dal mese di luglio siamo entrati nella fase positiva a 30 hPa. Gradualmente questa fase si sta spingendo verso quote via via inferiori ( a 50 hPa stiamo entrando ora nella fase positiva) e nei prossimi mesi si intensificherà. A questo va associata un’elevata attività solare (stiamo pian piano uscendo da un massimo di attività solare) e, appunto “el Nino”, triade di elementi che gioca a favore dei forti gradienti termici nord sud e pronunciate oscillazioni meridiane del getto polare.
Conclusioni: in attesa di analizzare ulteriori parametri predittivi, tra tutti la copertura nevosa dell’emisfero settentrionale in questa prima parte di stagiona e l’interessante ed innovativo OPI index (october pattern index) possiamo affermare che esistono gli ingredienti teleconnettivi favorevoli ad un vortice polare spesso disturbato e poco propenso ad accelerare i flussi zonali con frequenti oscillazioni meridiane del getto polare in grado di determinare nell’emisfero settentrionale sia intense avvezioni di calore fuori stagione sia irruzioni di aria polare verso basse latitudini garantendo un interessante dinamicità meteorologica.