Le previsioni climatiche per lunghi periodi (non parliamo di mesi, bensì di anni) vengono ritenuti da tanti delle semplici elucubrazioni. Come si può prevede l’andamento climatico per archi temporali così ampi se anche una previsione meteo perde di affidabilità dopo 3 giorni? Beh, la risposta ci arriva da un nuovo studio condotto da un team di ricerca del GEOMAR Helmholtz Centre for Ocean Research Kiel e si basa sul ben noto ciclo di 11 anni dell’attività solare il quale influenzerebbe nel lungo periodo i sistemi di pressione su vasta scala nell’emisfero settentrionale.
Per le indagini gli scienziati hanno usato un modello combinato oceano-atmosfera. Questo modello comprende anche un modulo interattivo di chimica che può ad esempio analizzare l’effetto della radiazione ultravioletta (UV) in atmosfera. Questo componente aggiuntivo sembra essere fondamentale per trasmettere le variazioni della radiazione solare che potrebbe avere anche solo un piccolo impatto diretto sulla superficie terrestre, attraverso un meccanismo complesso di trasferimento dalla stratosfera (10-50 km di quota) alla bassa atmosfera.
“Abbiamo effettuato diversi esperimenti,” dice il Dott Rémi Thiéblemont del GEOMAR, coordinatore dello studio. “Abbiamo utilizzato il modello simulando un periodo di 145 anni, con e senza l’influenza dell’attività solare”. L’influenza del sole potrebbe essere individuata chiaramente nella cosiddetta North Atlantic Oscillation, che è grosso modo la differenza di pressione intercorrente tra le Azzorre (alta pressione) e l’Islanda (bassa pressione). Il rapporto tra questi due sistemi spesso determina le condiziono meteo-climatiche in Europa per lunghi periodi di tempo. I ricercatori hanno scoperto un intervallo di tempo di circa 1-2 anni tra le variazioni di irradianza solare e i modelli di pressione atmosferica, intervallo che può essere spiegato dall’interazione tra l’atmosfera e l’oceano. Confrontando i due esperimenti con o senza attività solare, gli studiosi sono stati in grado di dimostrare per la prima volta che l’irraggiamento solare funge da innesco di fase per la NAO. In tale contesto, ecco che cresce la prevedibilità della fase NAO decennale.
“Il fatto che la circolazione nell’alta atmosfera risponda in modo significativo alle fluttuazioni solari è già noto,” ha dichiarato Prof. Dr. Katja Matthes. “Da un lato con questo nuovo studio possiamo dimostrare la strettissima correlazione tra la superficie terrestre e le fluttuazioni oceaniche, dall’altro lato si può dimostrare l’importanza delle reazioni chimiche per l’accoppiamento tra i due sistemi. Finora, la maggior parte dei modelli climatici globali non hanno né una risoluzione sufficiente per predire quel che accade in stratosfera né componenti chimici interattivi. “Anche se l’effetto solare sulla NAO spiega solo una piccola percentuale della varianza totale, la stretta relazione tra l’attività solare e la North Atlantic Oscillation è un indicatore importante per migliorare la prevedibilità della variabilità del clima,” conclude il Dott Thiéblemont.
C’è ancora molta strada da fare per arrivare a stilare tendenze decennali affidabili, ma per le previsioni di successo è importante comprendere le fluttuazioni solari.