Il mese di settembre 2015 ci sta proponendo un Atlantico tropicale e subtropicale insolitamente caldo: è da oltre 10 anni che non si osservavano anomalie termiche positive di tale portata. Osservando, ad esempio, lo stesso periodo di 10 anni fa possiamo evincere facilmente temperature attuali ben più alte. Ma quali conseguenze potrebbe avere questa anomalia?
Il raffronto col 2005 non è un caso: sappiamo tutti che la stagione degli uragani atlantica di quell’anno ha battuto tutti i record da quando sono cominciate le rendicontazioni (1850). Soprattutto non possiamo non ricordare i tanti cicloni tropicali che si formarono nei mesi di ottobre, novembre e dicembre e le varie tempeste che si abbatterono a latitudini medio-basse mostrando una transizione tropicale e comportamenti anomali (possiamo citare, ad esempio, Vince e Delta).
Acque più calde del normale stanno producendo masse d’aria umida e instabile che non di rado stanno dando luogo a violentissime ondate di maltempo. E’ evidente, quindi, come queste anomalie possano avere conseguenze nei fenomeni meteorologici che coinvolgono queste regioni atlantiche o addirittura sin verso l’Europa. Ad esempio, la tempesta tropicale Fred, che avrebbe dovuto mollare la presa qualche giorno fa, è ancora attivo contro tutte le previsioni.
Ciò che non è così “normale” è che Fred non sta soccombendo nonostante venti verticali anche di 50 KT (nodi), ovvero valori molto ostili per un ciclone non tropicale. Insomma, quello che sta succedendo con Fred ricorda quello che è successo coi cicloni tropicali di fine stagione 2005. Né è normale che la cintura di alta pressione subtropicale del Nord Atlantico si sia indebolita nelle ultime settimane (in presenza di un El Nino di tale portata), permettendo in tal modo il riscaldamento delle acque circostanti.
Che cosa potrebbe accadere? In linea di principio, si potrebbe arrivare a ipotizzare un maggiore potenziale per piogge torrenziali durante la stagione autunnale. È facile pensare che se abbiamo più vapore acqueo nell’atmosfera, in situazioni di instabilità l’ulteriore umidità si tradurrà in maggior pioggia. Anche i fenomeni del tardo autunno e dell’inverno potrebbero essere più intensi a causa della formazione di forti gradienti termici nelle acque settentrionali del Nord Atlantico.
Lo scienziato americano Philip Klotzbach sottolinea un altro elemento: le condizioni più umide in Sahel nelle ultime settimane. Umidità che sembra aver alimentato onde tropicali durante l’ultima settimana, ma che potrebbe anche portare ad una diminuzione delle tempeste di polvere e dei focolai di SAL (saharian air layer) che inibisce la formazione di cicloni, e indebolisce anche la maggiore attività ciclonica in Atlantico. Insomma, ampie zone d’Europa e del Mediterraneo potrebbero vivere una stagione autunno-invernale di maltempo campale!