Continua a non conoscere tregua la straordinaria siccità che da ormai 4 anni attanaglia in una stretta morsa la California. La situazione è talmente grave che il governatore Jerry Brown è stato costretto già dalla primavera ad intervenire emanando un provvedimento per il razionamento obbligatorio dell’acqua ed ha imposto a città e villaggi del Golden State di tagliare del 25 per cento l’erogazione dell’acqua. La direttiva arriva a un anno dalla raccomandazione dello stesso Governatore di ridurre volontariamente del 20 per cento i consumi, preso però sottogamba dagli stessi cittadini, che hanno continuato con gli sprechi continuando ad utilizzare l’importante risorsa in modo abituale, senza limiti e/o accorgimenti.
La raccomandazione del Governatore, però, era più che fondata: a causa del clima secco ed arido degli ultimi 4 anni il territorio ha visto un lento ed inesorabile prosciugamento delle proprie riserve idriche e la superficialità dei cittadini sotto questo profilo non ha sicuramente migliorato la situazione tanto appunto da arrivare al razionamento obbligatorio. Addio dunque ai bei prati all’americana ed alle distese di neve abbondanti della Sierra Nevada: ormai, ciò che si vede è una spoglia distesa infinita, con campagne aride.
La siccità del 2012-2014 ha battuto tutti i record nelle regioni agricole della California, e le condizioni nel 2014 sono state da record in tutto lo stato. Uno studio recente valuta il ruolo dei cambiamenti climatici di origine antropica nelle gravi condizioni di siccità. La nuova intuizione è fondamentale per meglio proteggere le comunità e gli ecosistemi che dipendono dalla risorsa più preziosa della California. Diminuendo l’umidità del suolo, abbassando i livelli dei fiumi, e diminuendo le riserve sotterranee potrebbero verificarsi conseguenze disastrose per lo stato, soprattutto nella Central Valley, la regione agricola primaria che si basa sull’irrigazione costante.
Un gruppo di ricercatori, studiando l’umidità del terreno in prossimità della superficie, insieme alle precipitazioni e i dati delle temperature, analizzando i dati tra il 1901 e il 2014 per identificare l’impatto dell’aumento delle temperature globali sulla forza della siccità, ha concluso che “il riscaldamento antropogenico ha rappresentato tra l’8 e il 27% delle anomalie della siccità osservate nel periodo 2012-2014 e tra il 5 e il 18% nel 2014”
I ricercatori hanno scoperto che la siccità attuale presente in natura si è intensificata in base alla crescita delle temperature globali dal 1901. Anche se la mancanza di precipitazioni è ancora il componente principale di siccità, il riscaldamento antropogenico ha portato ad una tendenza significativa verso la siccità e ha aumentato la probabilità di grave siccità generale.
l riscaldamento a partire dai primi anni del 1900 provoca un ulteriore evaporazione annuale di 9 centimetri, rendendo di fatto ogni goccia di pioggia o fiocco di neve meno preziosa per gli esseri umani e gli ecosistemi, perché tende più facilmente ad evaporare.
Con il riscaldamento globale, che si prevede continuerà per tutto il 21° secolo, questo studio mette in evidenza la necessità di una pianificazione a lungo termine per migliorare la resistenza alla siccità. Un pianeta in costante riscaldamento avrà impatti locali profondi che richiedono la gestione delle risorse con coscienza per salvaguardare le vite umane e i mezzi di sussistenza.