I voli aerei di tutto il mondo producono il 3,5% dei gas serra, causa primaria dell’aumento della temperatura terrestre. Un recente studio del Whoi ( Woods Hole Oceanographic Institution ) pubblicato su Nature mette in luce una curiosa ed interessante relazionele variazioni climatiche con la durata dei voli aerei.
Durante una sua ricerca, Hannah Barkley, dottorando del Whoi, analizzando una serie di dati si è reso conto che i voli da Honolulu alla costa orientale degli Stati Uniti, e viceversa, subiscono dei ritardi o degli anticipi rispetto agli orari previsti, a seconda della direzione. E’ risaputo che la durata dei voli aerei dipende dalla velocità dei venti d’alta quota che soffiano da ovest verso est, e su questo appunto le compagnie aeree organizzano le tratte e calcolano le durate. Nonostante questo si accumulano anticipi e ritardi.
Analizzando i dati della velocità dei venti in quota, raccolti negli anni dal Noaa (National Oceanographic and Atmospheric Administration), hanno compreso che le differenze nei tempi di percorrenza sono aumentati nel tempo a causa dell’aumento della velocità dei venti in quota, che si è fatta via via più intensa con il passare degli anni. A questo punto i ricercatori si sono chiesti se ritardi e anticipi erano identici o se una situazione prevaleva sull’altra. Ebbene, i ritardi prevalgono di un minuto sugli anticipi.
In base al numero di voli in partenza dagli stati uniti è stato calcolato un aumento di circa 300.000 ore di volo all’anno in più, che corrispondono a circa 3 miliardi di dollari di carburante.
Quel minuto in più di volo produce insomma, complessivamente, 10 miliardi di chilogrammi di anidride carbonica (CO2), che si aggiunge a tutta quella normalmente prodotta dall’industria e per il mantenimento del nostro stile di vita. E certamente contribuisce all’effetto serra e all’aumento della temperatura terrestre. E l’aumento delle temperature contribuisce a rinforzare ulteriormente le velocità dei venti in quota…insomma un circolo vizioso senza fine.