Finora l’estate del 2015 è balzata agli onori della cronaca per l’incessante ondata di caldo che sta investendo ampi tratti del continente europeo – soprattutto del comparto mediterraneo – ma i media – e non solo – stanno iniziando a focalizzare l’attenzione anche su un altro argomento: le violente tempeste temporalesche che hanno scosso vari Stati quali Spagna, Francia, Germania e la stessa Italia. Ed è giusto così, perché in alcune zone abbiamo avuto manifestazioni atmosferiche estreme assolutamente paragonabili a quanto avviene in climi storicamente diversi dal nostro. Un esempio su tutti? Gli USA.
In molti, a ragion veduta, sostengono che la causa di tutto ciò sia imputabile alla strettissima correlazione tra il calore in eccesso e l’inarrestabile riscaldamento del Mar Mediterraneo. Se pensiamo alla portata storica della canicola in diverse zone d’Europa, non dobbiamo stupirci dell’impatto sulle temperature superficiali marine. Temperature che crescono lentamente a partire dalle acque più acque superficiali e il parametro che identifica il tutto è l’SST ( acronimo inglese che sta per “Temperatura superficiale del mare”). La mappa che vi mostriamo subito appresso ci mostra come le acque superficiali siano ben al di sopra dei 25°C su gran parte del Mediterraneo.
E’ giusto dirvi che temperature marine superiori alla norma non si traducono necessariamente in piogge torrenziali. Tuttavia, il calore immagazzinato nelle acque è fonte di energia che può intervenire nei processi atmosferici qualora si verifichino condizioni ideali. Ora vogliamo mostrarvi un’altra mappa, che mostra il flusso del vento al suolo e l’acqua precipitabile totale presente in atmosfera nella giornata del 23 luglio alle 13 UTC. Nel pomeriggio di quel giorno, forti tempeste temporalesche si abbatterono sui settori orientali della Spagna ma in quegli stessi giorni si verificarono violentissimi temporali anche in Sardegna.
Se prestiamo attenzione alla mappa in oggetto, le tonalità tra il blu e il viola indicano grandi quantità di acqua precipitabile nelle aree succitate. Senza entrare in tecnicismi eccessivi per rendere la lettura più comprensibile, questo parametro misura la quantità di vapore acqueo (umidità) contenuta nella colonna atmosferica. E più di umidità c’è, più è alta la probabilità che possano svilupparsi i temporali. A seconda del tipo di massa d’aria presente sopra il Mediterraneo, questa può essere in grado di legarsi all’umidità rilasciata dal mare per generare grosse nubi temporalesche.
Durante il periodo analizzato, i venti al suolo hanno traghettato l’umidità verso la terraferma (si osservi, ad esempio, la Sardegna). La convergenza tra venti umidi e venti occidentali più asciutti ha scatenato la convezione.