La risposta al 2° quesito è si, la possiamo misurare. Ma prima di addentrarci in dettagli un po’ più tecnici, dobbiamo spiegarvi – nel modo più semplice possibile – cos’è l’afa. E’ un termine che stiamo utilizzando frequentemente perché a breve prenderà corpo un’intensa ondata di caldo. Le masse d’aria verranno dall’Africa, dal Sahara algerino, e porteranno un fulmineo aumento termico. Lo scorrimento sulle acque del Mediterraneo, per più giorni, caricherà l’aria d’umidità e la forte stasi atmosferica ne faciliterà l’accumulo nei bassi strati. Ed eccoci giunti al concetto di afa: scientificamente parlando la si può definire come il rapporto tra l’umidità e la temperatura dell’aria. Più in generale si può parlare d’afa quando la temperatura supera i 30°C e l’umidità relativa il 40%. Ciò non toglie che anche con valori termici inferiori – ad esempio durante le prossime notti – e umidità relativa più alta si possa egualmente parla d’afa.
Per rappresentare al meglio il rapporto matematico vengono utilizzati indici specifici, uno di questi è quello che abbiamo menzionato più e più volte: l’indice di calore (HI). Il concetto fu introdotto per la prima volta nel 1979 da Steadman e mette in relazione tre parametri: la temperatura, umidità e temperatura percepita dal nostro corpo. La relazione si ottiene tramite una serie si regressioni multiple, che consentono di ottenere la tabella sottostante. L’indice si applica per temperature superiori a 27°C e umidità maggiore del 40%.
Oltre all’indice di calore di Steadman esistono tutta un’altra serie di indici egualmente importanti e che vengono calcolati con altre metodologie scientifiche. Se avrete piacere di seguirci, nei prossimi giorni ve li presenteremo nel dettaglio.