Era un’annata meteo siccitosa quella del 1951. Il governo italiano stanziò 150 milioni di lire proprio in quei giorni per i danni causati dalla lunga e grave siccità che colpiva la Sardegna. A quei tempi i servizi meteo avevano risorse molto limitate, e nessuno aveva la prospettiva di un evento meteorologico di entità biblica come quello che si abbatté a ottobre del 1951 della Sardegna orientale.
Tutto iniziò con la pioggia che cominciò a cadere fitta e copiosa. Il lunedì 14, pioveva intensamente e di continuo, come da queste parti capita talvolta col vento di scirocco. I pluviometri del servizio idrografico della Sardegna, poi si seppe che misurarono quantitativi di pioggia sino a 131 mm nella zona di Miniera di Tuvuois (Serpeddì), a Burcei 102, a Galtellì 85 mm. Ma era una pioggia decisamente non paragonabile a quella che si ebbe dal giorno successivo.
Il 15 ottobre la pioggia cominciò a divenire fortissima, anche sotto forma di temporale. La popolazione del posto che conosceva bene gli eventi meteo avversi di quelle parti, cominciò a preoccuparsi. Pioveva stavolta davvero troppo, in un solo giorno alcune località raggiunsero quantitativi di pioggia che sono paragonabili a quella che cade su Sassari in 12 mesi, superando la soglia di oltre 500 mm in 24 ore.
Tutti i fiumi cominciarono essere in una piena straordinaria. Il Flumendosa ed il Cedrino strariparono bloccando le strade adiacenti.
Mercoledì 16 ottobre 1951, la pioggia torrenziale non smetteva di cadere. Le dighe artificiali costruite per accogliere l’acqua, se qualche giorno prima erano quasi vuote, all’improvviso per la piena devastante cominciarono a tracimare. Alcune località in due giorni superarono quantitativi di pioggia da record. Varie stazioni meteo segnarono tra gli 800 e i 1000 mm di pioggia ormai in tre giorni. Era alluvione.
Giovedì 17 ottobre 1951, la Sardegna è ancora sotto piogge torrenziali nel suo settore orientale. La cosa che può apparire strana, ma non lo è affatto, è che nella parte occidentale dell’isola soffiava solo un forte vento di scirocco, il cielo era coperto e minaccioso, ma non pioveva. Mentre nella parte orientale della Sardegna, il diluvio era interminabile, ormai l’acqua era ovunque. Enormi quantitativi di pioggia scendevano dal cielo, e alcune stazioni meteo toccavano quantitativi tra i 350 e i 420 mm in 24 ore.
Venerdì 18 ottobre. La pioggia si estende a tutta la Sardegna. Giungono notizie di morti dall’Ogliastra, la situazione meteo è pessima in tutta la Sardegna. Ma nella parte orientale continua il diluvio, piove in una maniera impressionante, a Oliena caddero 350 mm di pioggia in un solo giorno. Quantitativi, peraltro, non molto dissimili a quelli venuti nei giorni precedenti. La Sardegna orientale si sbriciola, il paese di Gairo viene investito da una frana e praticamente distrutto. La popolazione è sfollata.
Molte abitazioni della Sardegna orientale sono state evacuate per la troppa acqua che copriva i campi, faceva tracimare torrenti mai visti prima. Era tutta una emergenza, la necessità era salvare la propria vita. Salvare il bestiame laddove si poteva.
Durante quell’evento meteo storico piogge caddero con continuità per 70-80 ore determinando dei cumulati record che in certe zone superarono di molto i 1000 mm; il record lo raggiunse la stazione meteo di Sicca d’Erba dove si totalizzarono 1536 mm fra il giorno 14 e il 18 di ottobre.
Negli stessi giorni, non era solo la Sardegna essere interessata da precipitazioni estreme, ma lo furono parte della Calabria della Sicilia orientale, con alluvioni devastanti.
Ciò che non dobbiamo mai dimenticare è che la Sardegna e costituita da un territorio molto fragile soprattutto nella parte orientale, dove per effetto della sua orografia si possono scatenare precipitazioni di straordinaria intensità, come dimostrato da tale evento storico, ma anche da tanti altri successivi, che per fortuna non hanno raggiunto la medesima intensità e persistenza.
Un evento meteo gravissimo, indimenticabile è sicuramente quello del 18 novembre 2013. Fenomeno prevedibile, che purtroppo trovò impreparata la popolazione, in quanto in Italia non esiste un sistema di allerta che avvisa la popolazione attraverso strumenti come smartphone come avviene in vari paesi esteri, dove vengono diramati avvisi di estrema allerta in caso di pericolo di vita per il cittadino. Ad esempio, la Grecia, un paese con risorse probabilmente più limitate rispetto all’Italia, ne è provvisto.
Ben differente e più circoscritto fu quanto avvenne appena quasi l’altro ieri a Bitti, quando il paese fu colpito da una valanga di fango e detriti. E purtroppo si ebbero diverse vittime. Un fenomeno atmosferico avvenuto nella notte del 28 novembre 2020. Peraltro, la zona di Bitti subì degli allagamenti proprio nel 2013, a seguito di piogge torrenziali che colpirono praticamente mezza Sardegna.
Ora in un contesto di cambiamenti climatici, eventi meteo come quello avvenuto nell’ottobre del 1951 potrebbero ripresentarsi, e non sono prevedibili molti giorni in anticipo. Ai giorni d’oggi la situazione edilizia e strutturale da quelle parti è molto diversa. Ci sono migliaia di abitazioni, soprattutto tantissime seconde case, poi strade, ponti. Il dubbio che sovviene è, se gli eventi estremi hanno tempi di ritorno inferiori rispetto al passato (come dice la scienza), quando potrebbe ripetersi un’alluvione devastante come quella del 1951? Siamo pronti a ridurre l’impatto con eventi meteo così estremi?
Eventi meteo rilevanti come quello del 1951 non possono essere contenuti da opere umane o dall’uomo in qualche maniera, si tratta di precipitazioni straordinarie, che causerebbero alluvioni devastanti e frane ovunque nel mondo. È un fenomeno atmosferico di minore intensità rispetto a quello che aveva colpito questa estate la Germania, dove si si è avuta un’alluvione devastante. Ma il contesto geografico è molto differente.
Purtroppo, di fronte ad alluvioni estreme come quelle descritte non possiamo fare molto, se non prevenzione a livello locale per evitare il più possibile danni e vittime.