La similitudine con la ben più nota “al mio segnale scatenate l’inferno” è voluta, perché al momento l’unica alternativa al lunghissimo periodo anticiclonico è che avvenga qualcosa d’infernale ai piani alti dell’atmosfera. E’ da giorni che si batte sulla gravità di una situazione come l’attuale – difficile da ricordarne altre simili – ed è da giorni che si osservano con attenzione le dinamiche atmosferiche. In particolare abbiamo parlato di un primo disturbo all’enorme trottola gelida che staziona sul Circolo Polare Artico: il Vortice Polare. E’ quest’ultima, nient’altro che un’enorme Bassa Pressione semi-permanente invernale, che sta dettando legge in lungo e in largo. Diciamo che ha deciso di tenersi tutto il gelo per sé e di lasciare le medie latitudini – ma non solo – con un pungo di mosche.
Il primo disturbo di cui sopra – una pulsazione calda partita dall’Anticiclone del Pacifico – non ha fatto altro che incattivire ulteriormente il Vortice. Eppure, lo si è detto e lo ripetiamo, ad ogni azione corrisponde una reazione. L’ulteriore approfondimento del Vortice sul nord Atlantico spingerà una seconda pulsazione calda verso le alte latitudini. Passerà sopra le nostre teste, questo è vero, ma servirà presumibilmente alla formazione di una cellula anticiclonica scandinava. Ad est di quest’ultima si metterà in moto una colata gelida verso il comparto russo siberiano e pian piano dovrebbe andare a strutturarsi il temibile Anticiclone di quel ramo del Continente. Anticiclone che, non scordiamolo, in passato è stato capace di arrecare alcune tra le più intense ondate di gelo dell’Europa.
Il suo sviluppo è da ritenersi un passo fondamentale. L’aria gelida, pesantissima contenuta al suo interno è un ostacolo insormontabile per le miti correnti atlantiche. Queste, piuttosto che impelagarsi in una guerra persa in partenza, potrebbero scegliere di cambiare traiettoria virando verso il Circolo Polare Artico. A quel punto ecco che gli impulsi d’aria calda andrebbero a destrutturare ulteriormente il Vortice Polare e l’inverno avrebbe modo di liberarsi dalle catene. Dinamiche complesse, lo sappiamo, ma al momento sembra essere l’unica via d’uscita e l’unica strada percorribile. Insomma, mai come quest’anno sarà utile osservare ciò che accade a est dell’Italia.