Una nuova invasione di cavallette interessa la Sardegna. Questo avviene per il quarto anno consecutivo e la zona più colpita è quella centrale dell’isola, in particolare la piana di Ottana nel nuorese è il luogo preferito da questi insetti. Sciami di cavallette sono però segnalati in salita anche nelle colline di Olzai.
Non si parla tantissimo del problema nei mass-media, ma gli agricoltori lamentano ingenti danni e anche le grandi aziende agricole sono in ginocchio. Dopo tre anni di disagio, la situazione sta davvero sfuggendo di mano. Gli sciami di cavallette assalgono la fienagione e mettono a repentaglio pascoli e raccolti.
Quest’emergenza, che si ripete sempre più grave ogni anno, non sembra però dovuta al cambiamento climatico e nemmeno ad eventuali danni ambientali inferti dall’uomo. Per meglio dire, il clima è in qualche modo solo una concausa.
Abbandono del territorio la principale causa
Di certo l’inverno mite con precipitazioni dimezzate ha anticipato di un mese la deposizione delle uova e quindi anche la loro proliferazione. La diffusione così massiva delle cavallette pare agevolata dall’assenza di una corretta gestione del territorio, dovuta anche allo spopolamento delle zone interne.
I terreni incolti, che nel cuore della Sardegna sono sempre più numerosi, rappresentano la condizione ideale per la riproduzione delle cavallette. Le campagne colpite diventano luogo davvero di difficile accesso, per gli sciami di cavallette nell’aria e che ricoprono ogni superfice. Sono 25 mila gli ettari di terreni colpiti.
La Coldiretti Nuoro-Ogliastra sta cercando di gridare a voce forte la gravità della situazione, perché si possano prendere delle misure urgenti, sottolineando che i metodi naturali rimangono quelli più efficaci, come l’introduzione di insetti antagonisti, dell’agricoltura di precisione e l’aratura dei campi.
Serve però agire al più presto, per impedire che la riproduzione degli insetti vada ad ampliare a dismisura il bacino rurale coinvolto. La situazione rischia di diventare sempre più insostenibile e ingestibile, se non si attua un programma adeguato per allontanare le cavallette dai raccolti.