Le condizioni meteo delle ultime settimane evidenziano un cambiamento climatico conclamato ormai da tempo. Sarà pur vero che durante un periodo di circa 40 giorni si sono abbattute precipitazioni che hanno portato circa il 50% della pioggia che cade in un intero anno, con talune località che hanno visto anche ben oltre, ma il mese di gennaio sta trascorrendo con pesanti deficit pluviometrici. Questa è definibile una irregolarità pluviometrica, specie se considerate il tardivo inizio delle precipitazioni, e la siccità avvenuta tra settembre e ottobre, due mesi in cui dovrebbe piovere.
Ma non solo, dopo l’ondata di freddo del fine novembre, l’inverno meteorologico sta presentando temperature diffusamente sopra la media, e solo in alcune località particolarmente soggette a inversioni termiche si sono avute condizioni di forte gelo notturno, alternato però di giorno da temperature sensibilmente sopra la media.
Un fenomeno atmosferico estremamente insolito è avvenuto Capodanno, quando la Sardegna è stata invasa da nubi basse nebbie di origine marittima. In quei giorni il Mediterraneo centro occidentale era interessato da un anticiclone nordafricano che spostava verso nord aria decisamente mite. Questa a contatto con le acque del Mar Mediterraneo generava nebbie e nubi basse che si diffondevano dal mare di Alboran a sino al Mar Tirreno.
Tale fenomeno atmosferico determinava temperature non elevate nei bassi strati dell’atmosfera, mentre in montagna la colonnina di mercurio saliva sensibilmente, tuttavia con basso tasso di umidità, tipico degli anticicloni estivi. Quel fenomeno atmosferico è stato anomalo, o meglio fuori dal comune, in quanto la nebbia da avvezione generalmente la si può osservare in primavera, e non in pieno inverno.
Potremmo sostenere la tesi che quel cambiamento meteo è un campanello d’allarme che ci avvisa che siamo soggetti a una tendenza verso la tropicalizzazione del nostro clima? Forse.
Di certo la stagione invernale l’avremo anche nel futuro, anche se con un aumento della temperatura globale si innescheranno probabilmente degli aspetti che al momento sono solo ipotetici. Si parla di aumento generale della temperatura del nostro pianeta, però poi vi sono delle tesi che indicano che questo andrebbe a innescare il blocco della Corrente del Golfo che si trova nell’Oceano Atlantico, che mitiga gli inverni europei, e ciò andrebbe a raffreddare sensibilmente quella parte di Oceano e le coste, ma non solo, e quindi probabilmente gli inverni non si riscalderebbero eccessivamente. Forse dapprima si raffredderebbero in Europa ed anche in Sardegna. Ipotesi plausibile, ne parla la scienza.
Ben diversa sarà la situazione meteo della stagione estiva, in quanto gli anticicloni africani potrebbero divenire sempre più potenti e persistenti, generando prolungate e violente ondate di calore. Ma allo stesso tempo, il raffreddamento dell’Oceano Atlantico potrebbe dar luogo anche ad un cambiamento del regime pluviometrico, e quindi in un contesto di aumento di temperatura estiva si potrebbero verificare periodi temporaleschi dovuti ai contrasti termici, che tal caso si presenterebbero con fenomeni meteo estremi.
Quelle descritte sono solo ipotesi, gli studiosi che si occupano di cambiamenti del clima del Mar Mediterraneo prospettano numerose novità. Insomma, quanto descritto snaturerebbe l’attuale clima mediterraneo, che diverrebbe forse con connotato di maggior continentalità.
Ma ci permettiamo di definirle ipotesi a nostro avviso, anche se vi sono varie pubblicazioni scientifiche che appaiono su riviste specializzate, realizzate da scienziati, e non da sprovveduti.