Vi proponiamo alcune foto che documentano come in questo ottobre, ormai al suo termine, la Sardegna mostri i segni di una siccità che non sembra avere fine. Una condizione drammatica per le campagne, e quindi agricoltura e allevamento, dovuta al meteo avverso.
Spesso quando c’è bel tempo fa piacere, ma poi pretendiamo di avere l’acqua sgorgante dai rubinetti. Acqua che in Sardegna ha anche dei costi elevati per via della sua gestione, perché se in altre parti d’Italia questa abbonda senza dover essere conservata in dighe di raccolta, in Sardegna c’è invece una massiccia attività di manutenzione per dare tal bene prezioso a tutti noi.
Le dighe, per fare un esempio, necessitano di manutenzione, e l’acqua per raggiungere i vari comuni e le campagne deve percorrere chilometri e chilometri.
La Sardegna è priva di monti elevati, e i fiumi se non piove vanno rapidamente in secca, e tutti i comuni dell’isola utilizzano acqua potabile dai bacini di raccolta.
Altrove non è sempre così. Per dire, in aree urbane come Roma l’acqua del rubinetto è ottima perché proveniente da varie fonti naturali, come anche a Milano, città dove se l’aria è tra le più inquinate d’Italia, l’acqua dei rubinetti viene erogata rilevandola dal sottosuolo che ne ha in eccesso, ovvero dalle falde acquifere. Ed è acqua ottima, trattata come avviene ovunque, ma è acqua a km zero, si potrebbe dire. Acqua che è di migliore qualità, secondo vari studi, di quella acquistata in bottiglia.
Anche in Sardegna ci sono le falde acquifere, ma solo in taluni casi viene usata per irrigare le campagne, e spesso si deve scavare piuttosto a fondo per trovarla. Non come a Milano dove dove la falda acquifera si trova in media a nemmeno 10 metri di profondità.
Per le foto ringrazio Daniele Mereu da Ploaghe, sempre molto attento osservatore dell’ambiente e appassionato di fotografia naturalistica.
Terreno spaccato dalla siccità
Paesaggi aridi di fine ottobre 2021