Nella giornata di ieri, Cagliari e il suo hinterland (anche oggi) si sono svegliate sotto una fitta coltre di nebbia, sensazioni tipicamente padane fatte di silenzio e di tempo che scorre più lentamente.
Anche l’aeroporto di Elmas, come spesso accade in tali situazioni, ha subito forti disagi nei decolli e negli atterraggi, specie dalle 5.45 alle 9.30 circa, quando la visibilità a tratti è scesa sotto i 50 metri.
Ma come mai un risveglio dalle tinte invernali dopo un paio di giorni che raccontavano chiaramente di una primavera inoltrata? La causa è da ricercarsi proprio nell’afflusso di correnti piuttosto miti per il periodo che ha interessato la nostra Isola, di estrazione sub-tropicale africana, come risposta termica all’affondo freddo e perturbato nord atlantico in atto tra la Penisola Iberica e il comparto algero-marocchino.
Nebbia d’avvezione, appunto. Di cosa si tratta?
Si forma quando dell’aria calda e umida scorre per avvezione (movimento orizzontale dei flussi d’aria) sopra una superficie più fredda, nel nostro caso la terraferma (raffreddatasi nelle ore notturne), raffreddandosi a sua volta e provocando la condensazione del vapor acqueo in essa presente.
Il muro bianco si è spinto sino all’abitato di Monastir, sulla 131, e non oltre. La curiosità è stata che il cenro campidanese è stato il perfetto spartiacque tra tristi espressioni invernali e caldi sorrisi primaverili. Poche centinaia di metri ed è stato come prendere una macchina del tempo, sole luminosissimo e prati verdissimi, dietro di me non si scorgeva più traccia della fitta nebbia.
Di seguito, foto da me scattate dall’abitato di Sestu intorno alle 7.45.
Ci ritorneremo.