Una nuova pubblicazione, capeggiata dallo studioso Richard Davy, ha messo in evidenza le cause che negli ultimi 50 anni hanno condotto a un più rapido riscaldamento notturno rispetto al giorno. Utilizzando complesse elaborazioni modellistiche, il gruppo di ricerca è stato in grado di determinare i motivi dell’asimmetria del processo.
Gli sforzi si sono concentrati soprattutto sulle modifiche ai processi climatici che si sono verificati nel periodo esaminato, come ad esempio l’aumento della copertura nuvolosa, delle precipitazioni e della quantità di umidità contenuta nel suolo. Davy e colleghi hanno dimostrato che una parte di questo più rapido riscaldamento fa parte del nostro sistema climatico, in ragion del fatto che le temperature notturne sono intrinsecamente più sensibili alle modifiche del clima.
Lo strato d’aria appena sopra la superficie terrestre è nota come “strato limite” ed è sostanzialmente separato dal resto dell’atmosfera. Di notte, questo strato è molto sottile e si trova a poche centinaia di metri, mentre durante il giorno si innalza rapidamente fino a un paio di chilometri. E’ questa variazione dello strato limite che rende le temperature notturne più sensibili al riscaldamento.
L’accumulo di anidride carbonica in atmosfera – derivante dalle attività antropiche – riduce la percentuale di radiazione solare rilasciata in atmosfera. Nelle ore notturne c’è un volume molto inferiore di aria da riscaldare, ciò significa che l’energia termica supplementare derivante dai gas serra porta ad un maggiore riscaldamento di notte piuttosto che di giorno. Questa maggiore sensibilità delle temperature notturne si è ripercossa anche nel numero di notti fredde, numero che negli ultimi 50 anni si è dimezzato. I giorni di freddo, invece, si sono ridotti di un quarto.