Le manovre in via di realizzazione furono individuate circa 2 settimane fa. All’epoca, analizzando indici climatici d’imprescindibile importanza, vi dicemmo che il freddo – artico – sarebbe arrivato a metà mese. Così sarà. Non ci soffermammo sui dettagli – la previsione va eseguita 3-4 giorni prima dell’evento – e non lo faremo neanche oggi.
Oggi cercheremo di capire quel che potrebbe accadere dopo l’irruzione. La comunità dei meteo appassionati è in fermento perché i modelli, chi più chi meno, piazzano una vigorosa rimonta anticiclonica subito dopo il freddo. Detto che statisticamente potrebbe starci, a nostro avviso è ancora troppo presto. Alcuni elementi ci dicono che il nucleo gelido in isolamento sull’Europa orientale potrebbe, qualora il Vortice Canadese non scegliesse la via dell’Atlantico centrale, sfruttare il blocco anticiclonico oceanico per inviarci nuovi impulsi gelidi da est.
Trattandosi d’ipotesi minoritaria, vediamo quel che potrebbe accadere a cavallo tra l’ultima decade di gennaio e la prima di febbraio. Le dinamiche emisferiche suggeriscono ulteriori apporti disturbi a carico del Vortice Polare. Stavolta la pulsazione calda potrebbe partire dal comparto euro-asiatico, costringendo il trottolone gelido a una nuova rotazione in senso meridiano.
Tra l’altro sembrerebbe poter permanere una buona trasmissione d’onda, in quanto gli indici climatici rimarrebbero su terreno favorevole: AO in risalita ma sempre negativo o prossimo alla neutralità, NAO tendente anch’essa alla neutralità, PNA costantemente positivo. Se consideriamo che ci si avvia verso l’ovvia destabilizzazione stagionale del Vortice Polare, tali elementi ci inducono a ritenere probabili nuove irruzioni fredde nel periodo d’analisi e irruzioni che potrebbero assumere anche componente decisamente continentale. Staremo a vedere.