E’ una domanda lecita, perché al di là che possano piacere le miti giornate invernali non possiamo trascurare l’eccezionalità dell’attuale scenario meteo-climatico. Le ripercussioni del meteo estremo sono sotto gli occhi di tutti: prima le alluvioni, poi la crisi idrica, poi le fioriture fuori scala e i conseguenti problemi agricoli. E chi più ne ha più ne metta. E’ per questo che osserviamo i modelli previsionali alla ricerca, spasmodica, di qualche cenno di cambiamento ed è per questo che speriamo che l’Anticiclone possa andarsene al più presto.
Ahi noi, lo dicemmo la scorsa settimana, alcuni indici climatici – noti per regolare la circolazione emisferica – non depongono a favore di un cambiamento sostanziale. Il dominio anticiclonico, lo si evince dalla mappa allegata (è una Multimodel riferibile alla seconda decade di dicembre) potrebbe insistere per tutta la prima decade. Da valutare eventuali disturbi a cavallo tra il fine settimana e il giorno dell’Immacolata, disturbi riconducibili a un piccolo strappo settentrionale che potrebbe facilitare l’inserimento d’aria instabile oceanica. Ma di certo non possiamo parlare di vera e propria perturbazione. E sapete qual è la nostra paura? Che l’accumulo d’aria fredda a latitudini settentrionali possa esplodere in un’improvvisa irruzione fredda – o addirittura gelida – subito dopo metà mese. Farebbe contenti gli amanti della neve, è vero, ma lo ripetiamo: gli estremi meteo non fanno certo bene. Né a noi né alla natura.