Se è vero che gli indici climatici servono per tracciare linee di tendenza a lunga gittata, è altrettanto vero che gli elementi che concorrono a stilare una previsione stagionale sono troppi. E se non bastasse, spesso contrastanti. Volete un esempio? Quest anno abbiamo a che fare con un episodio di El Nino “mostre”. A quanto pare, dati alla mano, è l’episodio più forte di sempre. Lo citiamo perché è noto, su questo non ci piove, che trattasi di un pattern in grado di condizionare il clima planetario. Lo citammo in Autunno, dicendovi che sarebbe stata una stagione ad alto rischio alluvioni, lo si cita ora per diversi motivi. Gli americani, ad esempio, nelle loro previsioni stagionali ci dicono che sul Mediterraneo saranno frequenti le incursioni d’aria mite e che nel clou della stagione invernale avremo fasi di maltempo estremo. Sarà vero?
Poi c’è il Vortice Polare. Quell’enorme palla gelida che normalmente staziona sulla verticale del Polo Nord (ricordiamo, per chi non lo sapesse, che la struttura ciclonica si sviluppa soltanto nel semestre freddo e che uno degli elementi che ne condizionano la genesi è la minore incidenza solare), sta subendo un processo di raffreddamento pauroso. Più e gelido, più e compatto. E più e compatto, più è probabile che il gelo se ne stia lassù. Il risultato? Che alle medie latitudini si vanno a realizzare condizioni anticicloniche semi stazionarie (è cronaca dell’ultimo mese). Se sentite nominare altri due indici, l’AO e la NAO, sappiate che si tratta di indici descrittivi dello stato di salute del Vortice Polare. Nel caso in oggetto (Vortice Polare forte) abbiamo AO e NAO di segno positivo. Perché l’inverno possa catapultarsi su di noi v’è necessità che virino in negativo, il che tradotto in soldoni significa indebolimento del Vortice Polare.
AO e NAO fanno parte del comparto Atlantico, spostandoci nel Pacifico (porzione nord americana) troviamo un altro indice che a detta degli esperti può incidere sulle nostre sorti invernali. E’ il cosiddetto PNA. Lasciando perdere sigle e quant’altro, sappiate che anche in questo caso può assumere valore positivo o negativo. Se positivo, scusate il gioco di parole, è positivo per noi. Statisticamente le fasi con segno più conducono alla strutturazione di poderosi blocchi anticiclonici atlantici e conseguenti irruzioni fredde artiche alle medie latitudini.
Tutto qui? Neanche per idea. Il PNA è legato al El Nino: in anni con El Nino strong sarebbe più facile osservare lunghi periodo con PNA positivo. Ed è ciò che potrebbe accadere da Natale in poi. Ma El Nino, così come la corrispettiva fredda La Nina, incide pure sulle sorti del Vortice Polare. E’ statisticamente provato che gli improvvisi riscaldamenti della stratosfera polare (i piani più alti dell’atmosfera sopra il Polo Nord) avvengono più facilmente in presenza dei due pattern suddetti.
Infine, per chiudere in bellezza, ci sarebbe anche un altro indice: il “Siberian Snow Cover“, ovvero la copertura nevosa siberiana nel corso della stagione autunnale. Alcuni studiosi credono che un’estensione della copertura nevosa superiore ad una media di riferimento – soprattutto in ottobre – deponga a favore di un inverno boreale coi fiocchi. Ovviamente non è detto che ciò riguardi l’Italia, ma è di certo un elemento da tenere in considerazione (anche quest anno la copertura è stata superiore alla norma e piuttosto precoce).
Insomma, se è vero che c’è chi dice che sino a Natale non c’è trippa per gatti, è altrettanto vero che la stagione è appena agli albori e potrebbe riservare grosse sorprese.