Negli ultimi giorni vi sarà capitato di sentirlo nominare o di vederlo scritto in svariati articoli. Anche da noi. Stiamo parlando del “gelo continentale”. Ma vi siete mai chiesti cos’è e che differenza c’è, ad esempio, col gelo Artico? Non vogliamo complicare troppo le cose e cercheremo di rendervi una spiegazione semplice. Perché alla fin fine ciò che conta è conoscere le origini di tale massa d’aria e farsi un’idea del perché sia così difficile da digerire – non da noi, bensì dai modelli matematici di previsione.
L’aria gelida continentale, lo dice la parola stessa, ha origine sulla terraferma. Solitamente si forma nelle sterminate pianure russo-siberiane, allorquando le prime ondate artiche arrivano in zona. Cade la neve, che si deposita al suolo e diventa ghiaccio. Lo scarso irraggiamento solare non consente un adeguato riscaldamento e quella poca luce che arriva viene riflessa in atmosfera. Insomma, la temperatura dell’aria a ridosso della superficie gela sempre più, scende tanti gradi sottozero. Sovente osserviamo la formazione di un’area di Alta Pressione, come accadrà nei prossimi giorni. E quest’Alta Pressione è ben nota agli appassionati e amanti del freddo. Estendendosi in Europa, è stata responsabile delle più imponenti ondate di gelo russo-siberiane.
Or bene, dicevamo dei prossimi giorni. Il blocco d’aria gelida che si posizionerà sull’Europa centro settentrionale sarà gelo continentale. Gelo che sta in prossimità del suolo perché la massa d’aria è densa e pesantissima. Questi sono due elementi che la differenziano dal gelo Artico, che solitamente è carico d’umidità in quanto proveniente o in transito su superfici oceaniche. Stazionando al suolo, il gelo continentale, tende a deviare le miti correnti atlantiche – che come sappiamo procedono da ovest verso est – verso l’alto. Si vengono a creare quelle che in gergo definiamo “divergenze” e pulsazioni troposferiche. I nuovi disturbi in divenire a carico del Vortice Polare, probabilmente a inizio gennaio, potrebbero derivare proprio da questo meccanismo.
Non solo. Il gelo continentale, definito anche “pellicolare” perché in grado di formare una sorta di pellicola gelida sul suolo sottostante, manda in tilt i modelli deterministici. Prevederne la traiettoria, quando abbiamo a che fare con un moto contrario (retrogrado) rispetto alla normale circolazione zonale, rappresenta impresa ardua. E’ per questo che non escludiamo ingerenze gelide, entro la prima decade di gennaio, anche alle nostre latitudini. E’ una possibilità, non una certezza. Né tanto meno una previsione. Ma questo è il gelo continentale e se dovesse arrivare ve ne rendereste conto.