Al 99,9%, come anticipato in un editoriale di fine luglio e in virtù dell’andamento dei mesi autunnali, il 2015 risulterà l’anno più caldo della storia, per lo meno da quando esistono le rilevazioni ufficiali. Secondo i dati rilasciati dalla Nasa e dall’agenzia meteorologica giapponese Jma, ottobre ha fatto registrare ben due record. Non solo è stato il più caldo dal 1880 ma ha fatto registrare il maggiore sopramedia termico di ogni altro mese in 135 anni di dati d’archivio. La temperatura di ottobre è stata di oltre un grado superiore alla media del periodo 1951-1980, superiore all’anomalia di +0,97°C registrata nel gennaio 2007.
Quest’anno finirà probabilmente con l’avere una temperatura globale che supera di un grado i livelli preindustriali. Un primato che per i climatologi mondiali è un segno del riscaldamento globale indotto dall’accumulo di gas serra nell’atmosfera e alla presenza, altrettanto record, di El Nino.
“Il 2015 sarà di gran lunga l’anno più caldo mai registrato. Un dato quasi inquietante. Un salto notevole per i modelli dei cambiamenti climatici”. Lo ha spiegato Hans Joachim Schellnhuber, climatologo del Cbe Potsdam Institute for Climate Impact Research e membro della Pontificia Accademia della Scienza, intervenendo al XII Forum internazionale Greenaccord dell’Informazione ambientale in corso a Rieti. Schellnhuber ha sottolineando che a tale esito contribuisce “direttamente l”evento del Niño”, fenomeno climatico periodico che si verifica nell’Oceano Pacifico centrale in media ogni cinque anni. L’analista tedesco ha spiegato che “in una manciata di decenni, nell’era industriale, le concentrazioni di CO2 in atmosfera sono aumentate del 40%, da 280 a oltre 400 parti per milioni“.
“Se la tendenza non verrà modificata, ci sarà un aumento della temperatura entro fine secolo di oltre 5 gradi centigradi, arrivando in Medio Oriente a 60 gradi percepiti” ha spiegato Schellnhuber. Un tale aumento, ne è convinto, “porterà alla fine della nostra civiltà”. “Per di più – ha rilevato – se dovessimo bruciare tutti i combustibili fossili disponibili nei giacimenti mondiali, il riscaldamento globale sarebbe di 8-10 gradi centigradi”. Secondo l’analista tedesco, alcune regioni sarebbero particolarmente colpite, tanto da rendere, ad esempio, “impossibili i pellegrinaggi dei fedeli in Terra Santa”. Lo scienziato ha sottolineato che questi aumenti “porteranno alla fine della nostra civiltà”, ribadendo che gli effetti di questa tendenza si vedono già oggi, visto che il 2015 è di gran lunga “l’anno più caldo mai registrato”.
“Un miliardo di dollari all’anno di danni causati dagli eventi estremi negli Stati Uniti”. Il calcolo è di David Easterling, capo dei Servizi scientifici del Noaa, il National climatic data center statunitense, il più grande archivio mondiale di dati meteorologici, intervenuto al XII Forum internazionale Greenaccord dell’Informazione ambientale in corso a Rieti. “Il numero di tali fenomeni dagli anni 80 ad oggi – ha aggiunto Easterling – sta crescendo: sono passati da meno di 400 a circa 800 nel 2011 con picchi di oltre mille negli anni immediatamente precedenti”. La categoria comprende eventi molto diversi tra loro: incendi, inondazioni, siccità, ondate di calore, dissesti idrogeologici, deforestazioni e terremoti, ma, ha spiegato l’esperto del Nooa, “il legame con l’aumento globale delle temperature è innegabile”.