Il ritorno del fenomeno meteorologico El Niño nel Pacifico tropicale, in cui le acque si riscaldano causando condizioni estreme, con siccità alternata a piogge torrenziali, inondazioni e più alti livelli del mare, minaccia di essere devastante come nel 1997-98, quando morirono almeno 23000 persone nei piccoli paesi insulari della regione.
E’ la previsione dell’Ufficio Onu per il Coordinamento degli Affari Umanitari, secondo cui “El Niño ha il potenziale di far scattare un’emergenza umanitaria regionale e si stima che fino a 4,1 milioni di persone siano a rischio di mancanza di acqua potabile, insicurezza alimentare e malattie, in isole già sotto l’effetto del cambiamento climatico”.
“Paesi come Papua Nuova Guinea, Figi, Tonga e Isole Salomone già sentono l’impatto di El Niño con una diminuzione delle piogge che colpisce i raccolti e l’erogazione di acqua potabile”, dichiara il responsabile per la regione dell’Ufficio stesso, Sune Gudnitz. “Allo stesso tempo, i paesi nel sudovest del Pacifico, che hanno popolazioni più numerose, saranno notevolmente più aride e più calde. E le condizioni di siccità già in atto complicheranno ulteriormente la situazione umanitaria in paesi che stanno appena emergendo dalla devastazione dei cicloni tropicali Pam, Mausak e Raquel”, aggiunge. Molti paesi della regione entrano nel periodo El Niño in condizioni vulnerabili. Lo stato di siccità è stato già dichiarato in 34 province in Indonesia, mentre a Vanuatu, che ancora si sta riprendendo dalla devastazione del ciclone Pam dello scorso marzo, le autorità avvertono che la riduzione delle piogge danneggerà la sicurezza alimentare, la salute e la sostenibilità. In alcune parti delle Figi l’acqua viene già consegnata con i camion nei villaggi rimasti senza, mentre le autorità dell’arcipelago di Tonga, sotto la morsa della siccità da quasi un anno, sono state costrette a spedire rifornimenti di acqua per via mare alle isole esterne.
Recenti ricerche indicano che il fenomeno El Niño, che finora si è verificato a intervalli da tre a sette anni, potrà ripetersi con maggiore frequenza. I suoi effetti, combinati con il cambiamento climatico, dovrebbero indurre tutti i paesi a raggiungere un accordo forte nel vertice sul cambiamento climatico di dicembre a Parigi, osserva Gudnitz. (ANSA)