Quello che nelle scorse ore abbiamo definito più volte “ciclone”, secondo gli ultimi studi che si stanno rapidamente svolgendo e che coinvolgono anche lo staff di meteorologi di MeteoSardegna, è classificabile tecnicamente come “tempesta tropicale“, un sistema depressionario particolarmente intenso che si differenzia dalle classiche perturbazioni a cui siamo abituati. Originatosi semplicemente come depressione mediterranea, alimentata da forti contrasti termici messi in gioco dal richiamo di differenti masse d’aria, ieri ha conosciuto un rapido approfondimento ad ovest della Sardegna dove ha potuto usufruire delle elevate temperature superficiali dei mari prospicienti l’isola cambiando, in tal modo, il suo meccanismo di alimentazione. Il calore sensibile a disposizione sul Mare di Sardegna ha fornito linfa termodinamica per una forte attività convettiva che, sprigionando ulteriore calore tramite la condensazione, ha pian piano determinato l’instaurazione di un cuore caldo del sistema depressionario, fattore questo che lo contraddistingue dalle classiche perturbazioni (a cuore freddo). In parole povere, il sistema depressionario che ieri ha investito l’isola si alimentava e prendeva energia esclusivamente dal mare, tramite una profonda attività convettiva, a differenza delle classiche perturbazioni che invece si alimentano per lo scontro tra masse d’aria dalle forti differenze termodinamiche. La pressione al suolo è inoltre crollata fino a 998hPa circa poco prima di effettuare il landfall, l’arrivo sulla terraferma, tra l’Iglesiente e l’alto Campidano, processo questo che ne ha determinato un graduale indebolimento per assenza di alimentazione al suolo. Altre peculiarità che hanno permesso una classificazione “tropicale” sono state la presenza di un”occhio” ben definito e più volte analizzato ieri attraverso il servizio di nowcast, la muraglia di imponenti celle convettive attorno all’occhio (nelle depressioni extratropicali le celle temporalesche si sviluppano lontane dal perno depressionario), l’estensione areale ridotta e stimata attorno ai 200km (le classiche perturbazioni/depressioni extratropicali arrivano a misurare fino a migliaia di km) ed il vento che, a differenza delle classiche perturbazioni nelle quali si indebolisce man mano che ci si avvicina al minimo di pressione, ha raggiunto le raffiche più forti in concomitanza dell’ingresso dell’occhio sulla terraferma.
Seppur in netto aumento negli ultimi anni per via della sempre maggiore quantità di calore disponibile nei nostri mari, si tratta di un evento eccezionale e tipico di latitudini esotiche e ben più distanti dalla nostra.