I ricercatori della University of California, di Irvine e la NASA hanno scoperto un forte legame tra l’alto rischio incendi in Amazzonia e i devastanti uragani che investono le coste del Nord Atlantico. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista Geophysical Research Letters proprio in vicinanza del 10° anniversario dal passaggio di Katrina su New Orleans (agosto 2005).
“L’uragano Katrina è parte integrante di questa ricerca”, ha dichiarato James Randerson, uno degli autori della ricerca. “Le condizioni oceaniche che hanno portato ad una stagione degli uragani violenta come quella del 2005 hanno indotto anche una riduzione del flusso di umidità atmosferica verso il Sud America, contribuendo all’instaurarsi di un regime di siccità in Amazzonia. La tempistica di questi eventi è perfettamente coerente con i nostri risultati della ricerca”.
L’autore principale, Yang Chen, ha scoperto che oltre all’influenza est/ovest – ben nota – di El Niño sul Rio delle Amazzoni, c’è anche un’influenza da nord a sud – ad opera del nord Atlantico Tropicale – sull’azione degli incendi. Le acque oceaniche calde aiutano gli uragani a svilupparsi e a intensificarsi nel loro percorso verso le coste del Nord America. Non solo. Tendono a influenzare una larga banda di pioggia tropicale a nord – conosciuta come la zona di convergenza intertropicale – ha dichiarato Chen, assorbendo l’umidità dal sud dell’Amazzonia e di conseguenza incrementando il rischio di incendio nel corso del tempo.
“Gli Uragani del Nord Atlantico e gli incendi in Amazzonia sono legati gli uni agli altri attraverso le correlazioni oceano-atmosfera nel comportato tropicale dell’Oceano Atlantico,” ha proseguito lo studioso.
La meccanica del collegamento oceano Atlantico-incendi in Amazzonia è piuttosto semplice. Quando le temperature della superficie del mare del Nord Atlantico sono più calde del normale, piove meno nel sud dell’Amazzonia. Di conseguenza, le falde acquifere entrano in sofferenza e le piante evapo-traspirano di meno. In tal modo l’atmosfera diventa più secca, creando condizioni nelle quali gli incendi possono diffondersi rapidamente e i fuochi utilizzati dagli agricoltori per scopi agricoli possono passare facilmente dai campi alle foreste.
“Gli incendi delle foreste amazzoniche sono estremamente dannosi perché la maggior parte della vegetazione di questi ecosistemi pluviali non sono adatti al fuoco”, ha osservato il Dott. Douglas Morton della NASA Goddard Space Flight Center di Greenbelt, nel Maryland. “La sincronizzazione dei danni forestali da incendi in Sud America e le tempeste tropicali in Nord America mette in evidenza quanto sia importante considerare la Terra come un unico sistema”.
Secondo Randerson, l’importanza di questo studio è legato al fatto che può aiutare i meteorologi a stilare migliori previsioni stagionali in particolare per quanto riguarda la siccità e il rischio di incendio in Amazzonia. I risultati della ricerca forniscono anche uno strumento decisionale ai responsabili politici di tutto l’emisfero utile alla protezione delle aree costiere più esposte alle tempeste e alla gestione degli incendi nelle zone colpite dalla siccità.
“Gli incendi che vediamo negli Stati Uniti occidentali scaturiscono sovente per cause naturali, mentre in Amazzonia la causa principale è l’uomo, ma i cambiamenti climatici potrebbero avere davvero grandi effetti sull’evoluzione della stagione degli incendi su entrambe le regioni”, ha dichiarato Randerson. “Mantenere il fuoco fuori dal bacino amazzonico sarebbe importantissimo dal punto di vista del ciclo di carbonio. C’è una grande quantità di carbonio immagazzinato nelle foreste tropicali e intaccarle significa sconvolgere il clima”.