La supercella è in assoluto il temporale più pericoloso ed intenso esistente in natura che si differenzia dagli altri per la sua natura mesociclonica, ossia la presenza di centro di bassa pressione che ne determina la rotazione antioraria della struttura.
Si tratta di un fenomeno piuttosto raro e che richiede particolari condizioni termodinamiche per la sua formazione. Tra tutti 1) forte contrasto termico tra il suolo e la quota, 2) forte riscaldamento dei bassi strati troposferici (tipico del clima continentale delle pianure estese), 3) forte contrasto igrometrico tra il suolo che deve essere caratterizzato da aria molto umida e le medio alte quote troposferiche che invece devono presentarsi piuttosto secche, 4) forti correnti al limite della tropopausa, dette jet streams che determinano una forte divergenza in quota e quindi fuoriuscita laterale di massa d’aria con conseguente risucchio dai bassi strati troposferici, 5) un wind shear verticale positivo, ossia la variazione salendo di quota della direzione ed intensità del vento ( il vento salendo di quota deve ruotare in senso orario, SE al suolo – S a 1500 metri – SW a 3000 metri – W a 5000 metri etc, in modo da garantire la formazione del mesociclone del sistema).
Il moto rotatorio del sistema temporalesco, estendendosi verso l’alto e verso il basso, viene a contatto con il terreno per generare vortici di diametro ancora minore ma estremamente distruttivi noti con il nome di tornado.
Alla luce di quanto accaduto nel Veneziano qualche giorno fa, appare evidente che l’argomento è di particolare interesse oltre che molto complesso e richiede sicuramente un’analisi ulteriormente approfondita e tecnica che esula dallo scopo dell’articolo ma sul quale potremo tornare prossimamente specialmente per analizzare e caratterizzare i vari settori che compongono una supercella, la loro struttura verticale,il loro riconoscimento dalle immagini satellitari e scansioni radar, la loro evoluzione e presentare un memorandum di comportamento in caso di eventi estremi come questo.
Tornando a noi, la domanda è: possono formarsi in Sardegna?
Premettiamo subito che eventi vorticosi come quello accaduto nel Veneziano sono assolutamente “improbabili” sulla nostra isola perchè mancano le condizioni geomorfologiche tali da garantire la formazione di un sufficiente status termodinamico instabile. Per intenderci noi non abbiamo pianure particolarmente estese protette da formazioni montuose di altezza variabile tra i 3000 metri e 4000 metri. In pianura padana un’ondata di caldo prolungata garantisce un impressionante accumulo di energia potenziale nei bassi strati e l’avvento delle prime masse d’aria fresca da nord viene bloccato nei bassi strati dalle Alpi mentre si presenta esclusivamente in quota esacerbando notevolmente il gradiente termo igrometrico verticale. Sulla nostra isola l’avvento dell’aria fresca da maestrale, realizzatosi nei giorni scorsi, si è verificato contemporaneamente sia in quota che al suolo contribuendo fortemente al rimescolamento dei bassi strati troposferici.
Tuttavia, le supercelle temporalesche, pur essendo comunque abbastanza rare, hanno maggiori possibilità di formazione sulla nostra isola nel periodo autunnale in occasione di intense discese di aria fredda polare che innescano di riposta insidiose aree depressionarie basso mediterranee. In queste situazioni sinottiche vengono spesso a crearsi i presupposti termodinamici favorevoli con consistente richiamo di aria calda nei bassi strati dal nord Africa, intrusioni di aria fresca e secca in quota, linee di convergenza al suolo e presenza della corrente a getto in quota. Tra i casi più eclatanti possiamo menzionare l’evento alluvionale di Capoterra del 22 ottobre 2008, da me presentato e analizzato al Tribunale di Cagliari per la causa in corso. Nel momento di massima intensità, come si evince dall’immagine satellitare delle ore 7, il fenomeno ha presentato tutte le caratteristiche di supercella e gli effetti al suolo, pure un tornado nel porto di Cagliari, sono ormai ben noti a tutti.