Non potrebbe essere altrimenti, considerando l’imprescindibile relazione tra gli specchi d’acqua e il vapore contenuto nell’aria. Significa che sui litorali è assolutamente normale osservare tassi di umidità alti, soprattutto durante l’estate. Il crescente riscaldamento diurno favorisce l’evaporazione di una certa quantità d’acqua, un fenomeno che ovviamente non è percepibile ai nostri occhi ma che si traduce nell’incremento dell’umidità. Ma perché tutto questo discorso? Semplice: perché il vapore acqueo, correlato alla temperatura reale, ci dà quella che in gergo si definisce “temperatura percepita”.
Ieri abbiamo affrontato un argomento didattico molto interessante, quello sull’indice di calore. Oggi riprenderemo in mano il discorso proponendovi altre metodologie utilizzate per la misurazione dell’afa. Già, l’afa. I concetti di umidità relativa e vapore acqueo servono per introdurci alla valutazione della sensazione di disagio fisico che verrà percepito già dalla prossima notte. L’osservazione della mappa, apparentemente complicata, mette in luce altissimi tassi di umidità relativa al suolo lungo la costa orientale, sul Golfo dell’Asinara e in alcune aree occidentali del cagliaritano.
Si scorgono picchi superiori al 90% e sapete cosa significa? Osservate la tabella successiva e lo scoprirete. Se non ci siete riusciti, non preoccupatevi, ci siamo qui noi. Basta incrociare le temperature attese con l’umidità prevista e otteniamo il valore percepito dal nostro organismo. Considerando che sui litorali orientali le minime della notte hanno superato 20°C e che la prossima notte proporrà variazioni in positivo su molte zone, per valori di 23°C e umidità del 90% avremo una temperatura percepita di 32°C! Insomma, si inizierà a soffrire…