Stiamo monitorando con costanza, viste le notevoli ripercussioni meteo a livello mondiale, l’evoluzione delle temperature superficiale nel settore Enso, ossia il Pacifico orientale a largo delle coste sud americane settentrionali. Per definizione si parla di Nino quando quando la superficie della parte centrale dell’Oceano Pacifico manifesta un incremento della temperatura di almeno 0,5°C per un periodo di tempo non inferiore ai 5 mesi. Se invece la temperatura è inferiore alla media stagionale di almeno 0,5 °C nello lo stesso periodo si è in presenza della fase opposta detta Niña. Quest’ anno siamo in presenza di un evento di Nino, particolarmente intenso e duraturo stando alle proiezioni dei principali centri di calcolo mondiali.
Gli ultimi aggiornamenti a riguardo sono particolarmente allarmanti poichè evidenziano un’anomalia termica superficiale nella zona 3.4, per intenderci quella centrale del Pacifico equatoriale, di +1,4°C e quindi prossima alla soglia definitiva “strong” dalla NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) di +1,5°C. Ci troviamo dunque di fronte ad un evento Nino dai tempi di ritorno decennali considerato che negli ultimi 30 anni tale soglia è stata raggiunto e superata esclusivamente 3 volte (1998, 2003 e 2009).
Quali conseguenze sul Mediterraneo?
Il fenomeno del Nino ha ripercussioni sul Mediterraneo circa 3 mesi dopo il raggiungimento della soglia massima, pertanto non dobbiamo assolutamente cadere nell’errore di attribuire queste ondate di calore al riscaldamento del Pacifico. Dobbiamo invece attenderci una stagione autunnale ed invernale condizionata da questa teleconnessione che potrebbe giocare a favore di un maggiore numero di eventi alluvionali nell’area mediterranea tra ottobre e novembre, ondate di calore tardive e/o durante la stessa stagione invernale e accentuate ondulazioni meridiane. Tuttavia su questa tendenza a lunghissimo termine richiamiamo agli aggiornamenti di fine estate quando il quadro teleconnettivo sarà più chiaro.